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1978 ''La linea italiana astratto-concreta'' - Circolo Artistico Politecnico, Napoli 15-29 marzo

 

ARTICOLO DI GINO GRASSI SUL ''ROMA'' DEL 25 MARZO 1978

Presentata la linea Astratto-Concreta

L'avanguardia storica italiana in una bella mostra a Napoli La manifestazione in corso al Circolo Artistico – Presenti artisti tra I più importanti del dopoguerra da Turcato a Santomaso, da Morlotti a Spinosa, da Vedova a Carmi a Scanavino- La partecipazione dei pittori napoletani

La mostra organizzata al Circolo Artistico, per presentare ai napoletani le opere di parecchi dei rappresentanti più illustri di quella che possiamo definire ''La linea italiana astratto - concreta'', è di ragguardevole importanza perché consente al pubblico della nostra città di farsi un quadro abbastanza preciso di tutto un periodo felicissimo della ricerca pittorica nel nostro Paese e perchè aiuta a sfatare il mito di un movimento artistico nato altrove e riprodottosi in un secondo momento dalle nostre parti, sia pure con caratteristiche diverse ed autonome. Solo se si pensa che un Burri ed un Dorazio hanno preceduto di parecchio i famosissimi americani e che Rauschenberg trovò in Italia la scintilla per le sue geniali invenzioni, ci si può rendere conto del ruolo assolutamente originale svolto dal ricercatori italiani nel portare avanti una linea avanguardistica che avviasse la sostituzione dei codici linguistici tradizionali e che si identificasse nel mutato modo di sentire e di comportarsi della parte più avanzata del Paese.

Correlazione

E' chiaro che esiste una correlazione tra i vari movimenti avanguardisti e americani ed europei e che non si può parlare di ricerca astratto - concreta senza ricordarsi di Pollock, di Rotkho, di Klein, di Mathieu, di Wolls e di Fautrier. Ma è anche da riconoscere che le prime indagini astratto - concrete furono condotte autonomamente dagli artisti italiani, i quali, rifacendosi ad esperienze proprie (non escluso il Futurisme che soltanto oggi comincia ad essere valutato in maniera adeguata alla funzione che ha ricoperto nell'aprile la strada delle indagini più coraggiose) diedero alle ricerche un carattere personalissimo ma in linea con le nostre tradizioni storiche. Merita perciò un alto elogio Gerardo De Simone il quale, dopo aver presentato in questi ultimi anni ai napoletani molti dei protagonisti dell'avanguardia storica del nostro Paese, ha voluto riunire le opere di tante grosse personalità della nostra arte per farle conoscere a quella parte della città che per un motivo o per un altro non aveva potuto ammirare i quadri esposti nelle varie importanti mostre che ''Lo Spazio'' ha allestito in questi ultimi anni. Certo, non sono presenti tutti i grossi esponenti dell'arte italiana astratto - concreta che in queste più recenti stagioni hanno tenuto le personali a Napoli: De Simone li avrebbe presentati tutti ma non sarebbe allora bastato il salone del Circolo Artistico: ci sarebbe voluto Palazzo Reale. A ciò bisogna aggiungere che Napoli vanta alcuni grandi esponenti della ricerca informale ed astratta e più di un giovane di sicuro avvenire: sarebbe stato partico- larmente grave non presentare questi artisti in una mostra che ha l'ambizione di fare il punto sull'avanguardia storica e sui suoi sviluppi più recenti. Mancano quindi i nomi di Mandelli, Ilario Rossi, Moreni che hanno recitato una parte da protagonisti sulla ribalta artistica italiana, ma sono presenti Carmi, Turcato, Santomaso, Scanavino, Vedova, Bendini, Barisanì, Morlotti, Scordia, Spinosa, Pozzati, Di Ruggiero, Emblema, De Tora, Riccini, Girosi, Saporetti, Corsaro. All'americano Ruff è dedicata la sala personale: egli presenta solo pastelli.

Nuovi codici

Chi sono e in che cosa consiste la ricerca degli artisti presenti in questa mostra? Prendiamo Carmi, Carmi è un ricercatore il quale si rende conto che la funzione dell'artista, in un'epoca come la nostra è necessariamente modificata non soltanto nei confronti di quello che fu l'artista romantico che presumeva di essere il depositario della creatività (una specie di personaggio folgorato dal genio) ma anche nei riguardi dello stesso artista dei nostri tempi che è convinto di trasmettere, comunque, un messaggio morale. Se sembra accertato che tra invenzione e scoperta la differenza è colossale e che il pittore o l'operatore artistico non inventa un bel nulla ma indaga nei più riposti recessi di se stesso cavandone sperimentazioni soggettive o oggettive sempre legate ad un tipo di comunicazione ristretta o allargata ai più, è ugualmente chiaro che la creatività è la capacità dell'artista di stabilire un codice quanto più comunicativo possibile: un codice di semplici segni o di segnali catalogati. Turcato dal canto suo ha dimostrato che gli alfabeti usati non sono i soli e definitivi. Spetta all'artista. creare il proprio codice linguistico, identifìcare (come crede) i fenomeni, verificare i dati della memoria, ricostruire cifrari smarriti nel grande pozzo del subconscio. L'artista, dunque, per Turcato non tende più a rappresentare la realtà attraverso i codici storicizzati ma può ricorrere a libere riunioni di segni. Mentre Capogrossi adoperò una semiologia ritmica e monologica. Turcato dà sfogo alla sua grande vena creativa attraverso una semiologìa autonoma. Santomaso, come Burri, arriva invece alla conclusione che non bisogna discostarsi dalle ''cose''. Se le cose hanno una loro precisa ragion d'essere; se la natura ha un suo segreto ordine; se la forma, nella sua situazione dina- mico - plastica, è a rappresentazione meno errata di ciò che avviene all'interno delle cose: se tutto è riducibile a struttura, colore e luce, vuol dire che l'uomo artista non può procedere a tentoni ma ha il dovere di fissare un rapporto tra la ragione e le cose. Scanavino, attraverso la tortuosa immagine di fili che si aggrovigliano e si disperdono come in un misterioso labirinto, ci dà l'idea di quello che può essere il nostro subonscio, punto di incontro e di scontro di memorie ancestrali e di traumi precoscienti, di scure turbe e di lancinanti frustrazioni. Vedova, ''pittore – contro'', cerca di semplificare al massimo la comunicazione e sente l'urgenza di nuovi mezzi; non teoriche elucubrazioni ma indagini aperte, caricate volta per volta di nuovi apporti, dove l'esperienza di ognuno interviene, aggiunge riferimenti. La pittura deve trovare nella sua implicità un messaggio (non falso socialista, ma. neppure dettato dal mercato; il quale risponde soltanto alle proprie leggi). Morlotti ha preso chiaramente posizione per una pittura che cerchi di approfondire le tensioni interne dell'organico, sempre come operazione riflessa di una indagine mentale) a monte dell'opera d'arte. Cosa sarebbe la nostra vita se non ci fosse un rapporto tra l'uomo e le tracce che la ''preconoscenza'' ha lasciato dentro di lui e negli altri angoli segreti dell'esistenza naturale?. Barisa- ni tende a ridurre tutto a ''forma primaria'' ma riesce tuttavia a trovare anche un punto di incontro tra il razionalismo astratto ed il dato ''naturale''. L'artista, insomma, vuol dimostrare che è possibile verificare non soltanto una nuova idea della forma ma anche una nuova concezione dello spazio e della luce in una situazione di modifica dell'attuale tessuto esistenziale. Scordia articola il gioco delle forme da vero maestro in una situazione di attrazione reciproca dei volumi e nella rivalutazio- ne degli elementi plastici.

I napoletani

Artisti di alto livello anche Bendini, Pozzati e Corsaro il primo per aver portato avanti un discorso materico di estremo interesse; il secondo per aver liberato la figurazione dalle ipoteche di un esteti- smo fine a se stesso; per Emblema, assodato che l'arte è luce, perché il colore è luce e l'arte è colo- re, diventa importante ''recuperare'' il colore della fisicità del reale, recuperando la luce. Attraverso la ricerca sulla trasparenza. Spinosa, il più noto degli informali napoletani, ci ricorda che la materia è l'origine di tutte le cose. Dunque, la materia è vita, è forma, è bellezza, è morte. La morte è una finzione: tutto ritorna al ruolo primario dell'esistenza attraverso l'unica grande legge del mondo: la metamorfosi. Di Ruggiero opera a due livelli sui triangoli che vengono, da un lato, reinventati come elementi segnici di un discorso neo - astratto e da un altro lato assumono il valore di forma primaria ma con precisi connotati concettuali. Interessantissimo Walter Saporetti, un pittore ''esploso'' con ritardo ma che mostra una personalità ed un talento indiscutibili. A livello linguistico Saporetti si esprime, come ho già detto, attraverso una ripresa personalissima dell'informale materico - plastico. In parole povere Saporetti non solo mostra di aver compreso che l'ideale da seguire è quello di realizzare opere che siano nello stesso tempo di scultura e pittura, ma tende a manifestare una sua maniera assai originale per mettere a fuoco un proprio modulo pittorico – plastico. Che tende a rappresentare situazioni geologiche, biologiche ed endogene dove l'occhio umano non riesce a giungere e dove forse arrivano soltanto l'occhio meccanico dei ricercatori scientifici e la fantasia dei poeti dell'im- magine. Saporetti deve essere considerato uno di costoro. Egli ci trasporta in mondi sconosciuti ci fa scoprire nuove costellazioni tonalì, si cala, come palombaro, nel segreto dei microrganismi, esplode in una congerie di situazioni fantascientifiche. Ecco perché Saporetti mi sembra un talento ritrovato. Riccini è un giovanissimo, ricco di intelligenza creativa e di non comune capacità percettiva. La sua ricerca astratta si essenzializza in una indagine teoretica su idee di forma messe a confronto. De Tora porta avanti un discorso lucidissimo sulla dinamica delle forme primarie. Girosi, tra i più popolari artisti napoletani, cerca di identificare nell'essenzialità della sua pittura cosmica i punti di riferimento più sconvolgenti della nostra vicenda terrena: il principio e l'epilogo. Ruff, cui è dedicata una sala, è un artista che si pone in una chiave abbastanza evidente di verifica di certe situazioni estetiche di ''rottura''.

 
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